Sospensioni Gravitazionali

 

 

di Cynthia Penna

 

 

Le opere di Max Coppeta indagano relazioni con spazio, luce, e movimento, ma anche elementi di illusione e inganno che, messi a confronto con elementi di realtà, servono ad ingenerare dubbio sulla stessa percezione della realtà attraverso i nostri comuni sensi.

Se da un alto esiste un Coppeta fortemente influenzato dal concetto platonico di arte non come momento di imitazione delle passioni, bensì come bellezza che illustra un logos, una Forma perfettamente commisurata nelle sue parti come prodotto di numeri che la informano; dall’altro esiste un Coppeta che dichiara la necessità “hegheliana” dell’arte come modalità di espressione di un qualcosa che altrimenti non potrebbe essere espresso.

L’Arte di Coppeta è un’arte “sperimentale”, arte di avanguardia nel senso di una ricerca finalizzata ad un risultato concettuale come acquisizione di non conosciuto e di incognito.

Quindi un’arte fortemente astratta e intellettuale come prodotto dell’intelletto.

 

La ricerca di Coppeta si incentra su due momenti di indagine: la fluttuazione di un corpo nello spazio e quindi rapporto con lo spazio e rapporto con la luce.

Nell’ambito della prima si inseriscono i concetti di sospensione e di movimento ove per  movimento si intende una relazione precisa dell’oggetto con lo spazio (vedasi l’opera Flow) oppure il  movimento  dello spettatore innanzi all’opera per ottenere da essa una percezione complessa e completa. Percepire l’opera nella sua interezza significa avere o ingaggiare con essa un rapporto fisico, quindi un rapporto di materialità esistente in un determinato spazio tra opera e spettatore. Sotto tale aspetto l’opera di Coppeta si inserisce nel movimento internazionale dell’arte cinetica.

Parliamo di “percezione variabile” o percezione dilatata a seconda di molteplici fattori esterni che interferiscono nel rapporto tra opera e spettatore. Tra questi il fattore Luce sia essa naturale o artificiale appare determinante per veicolare l’intera percezione dell’opera nel suo complesso.

La luce si pone nell’opera di Coppeta come fattore basico della creazione. E in tale ambito la ricerca del nostro si connette a quella degli artisti Californiani del movimento c.d. Light and Space.

L’opera viene trasformata dalla luce che la attraversa o riverbera o si irradia da essa. La luce può creare di volta in volta e a seconda delle situazioni , illusione, realtà, inganno e artificio o assumere un ruolo di significante per l’oggetto in sé: imporre all’oggetto un preciso significato reale o simbolico che sia.

Tra i significanti oggettuali dell’opera di Coppeta vi è l’ “ombra” che assume valore di opera in sé quando  viene creata dalla luce in uno spazio o su una superficie. L’ombra non è solo o non è più parte integrante dell’opera ma diviene opera in sé.

L’ombra non è inganno, ma realtà nella pienezza del termine e del concetto; realtà che si modifica, acquisisce una propria oggettualità, una fisicità rappresentata dalla superficie sulla quale viene proiettata creando un tutt’uno con essa e con l’oggetto primario originante l’ombra. Un elemento sospeso su filo di nylon come le gocce sintetiche nell’opera Curve di Tensione, proiettando ombra sulla superficie del muro, acquisisce una ulteriore oggettualità fondendosi con la propria ombra e divenendo opera a sé con una connotazione più complessa rispetto a quella originaria di goccia apposta su un filo di nylon. La luce interferisce con l’opera al punto da fornire consistenza oggettiva o oggettuale all’inesistente. E’ la luce che rende l’oggetto, così come nel cinema l’illusione della scena proiettata diventa essa stessa oggetto cioè film.

Nel rapporto dell’opera con lo spazio si innesta una ulteriore tematica fornita da quella che definiamo  come “sospensione della gravità”  ; che cos’è questa sospensione della gravità se non un altro inganno visuale che corre indipendente dall’oggetto in sé ? L’artista indaga i concetti di sospensione, fluttuazione e stasi che attengono al movimento di un corpo nello spazio: ma la sua è piuttosto una indagine sulla forza dell’inganno come accade per le gocce sintetiche che egli appone sulle più svariate superfici e che nella “finzione scenica” dell’opera restano fisse ed immobili nello spazio contro qualsiasi principio fisico di forze gravitazionali.

Coppeta opera sempre sul sottile filo di demarcazione tra realtà ed irrealtà, tra verità e inganno come nella performance teatrale o ancor di più in quella cinematografica dove tutto appare reale, ma tutto è fatto di inganno.

La trasposizione dell’inganno cinematografico in opera d’arte è centrale alla sua ricerca: l’opera d’arte prende a prestito dal cinema il concetto di inganno, ma poi si trasforma in qualcosa, l’oggetto, che costituisce realtà.

L’inganno è dato dal concetto per cui una goccia d’acqua rimane sospesa in aria senza che le forze gravitazionali la facciano precipitare , fluttua su una corda tesa o su una superficie trasparente e sembra fluttuare nel vuoto. La realtà è data dal rilievo che l’oggetto (la goccia, il cubo trasparente, il vetro,  l’arco di legno) esiste per davvero, è un oggetto reale che ha una sua consistenza tattile, lo si può toccare e sentire .

Il principio di gravità come punto di centralità permanente e immanente alla realtà terrestre viene sovvertito o rivoluzionato attraverso l’ inganno, una finzione scenica che è appunto l’oggetto artistico;  l’apparente assenza di gravità ci fa immaginare una fluttuazione permanente senza punto di riferimento o di centralità e quindi ci induce ad amplificare la nostra immaginazione, a dilatare la nostra percezione.

La magia e l’illusione sono il vero centro della ricerca estetica dell’artista perché attraverso di esse si dilata la percezione e l’immaginazione e si penetra l’universo emozionale del fruitore.

Tutto l’impianto scenico costruito dall’artista, il suo oggetto finale, prodotto derivato da una precisa sperimentazione scientifica diviene mezzo e non fine del fare arte. La vera finalità della ricerca, il punto focale di essa è il raggiungimento della sfera emozionale dello spettatore.

Come nella finzione scenica di un film, Coppeta adopera la scienza per creare un’illusione che ingeneri emozione e parli direttamente alla psiche dello spettatore.

Da un incipit iniziale di un’arte di stampo platonico obbediente al logos, alla ragione, ai numeri,  Coppeta perviene alla fine del suo processo sperimentale/cognitivo al concetto Kantiano del piacere estetico in sé disinteressato e scevro da qualsiasi interesse razionale. Entra nel campo del “sublime Kantiano” di tutto ciò che supera la forma ed eccede il rappresentabile. Pura astrazione.