Napoli è sorpresa, passione, sensualità
di Tiziana Tricarico
Paesaggi naturali che si trasformano in orizzonti dell’anima. Una ricerca della gestualità che asseconda la tradizione dell’espressionismo astratto americano, con il segno ininterrotto tracciato da una mano che scivola sulla tela senza ripensamenti. Negli ultimi anni il fare arte di Miguel Osuna è diventato una forma di comunicazione diretta di mozioni, senza sovrastrutture. Dipinge l’essenza dei suoi pensieri l’artista californiano (ma di origini messicane): e stavolta nelle sue opere pulsano le frequenze, i segnali, i ritmi di Napoli. «Continuum» è il titolo della personale, curata da Cynthia Penna di Art1307, che si inaugura MERCOLEDI’ 16 MAGGIO alle 19 a Villa di Donato (piazza S.Eframo Vecchio), atto conclusivo della residenza d’artista che per due mesi ha visto Osuna ospite dell’Istituzione Culturale alle Rampe Sant’Antonio a Posillipo attiva tra Napoli e Los Angeles.
«Insistiamo nel cercare di riferirci alla continuità come a un concetto lineare e orizzontale. Credo che l’idea sia più complicata di così». Nelle opere di Osuna la scrittura, o meglio la calligrafia, si trasforma in una forma estetica di pittura. L’artista non «scrive» per comunicare concetti: la penna a sfera segue un gesto che asseconda uno stato emotivo ma anche un pensiero, e quel suo non staccarsi mai dal supporto – la mancanza di un’interruzione – rappresenta il vero senso estetico del suo percorso di ricerca. «L’idea che ci siano nel nostro mondo luoghi abitati continuamente per migliaia di anni per me è affascinante – dice l’artista che espone per la prima volta in Italia -. Luoghi dove le persone si sono svegliate, hanno mangiato, si sono amate, hanno sofferto e creato. Questo tempo ha prodotto una catena ininterrotta di relazioni, incontri di opinioni, osservazioni e reazioni alla visione dei frutti dell’intelletto umano». Quello stesso «continuum» che caratterizza anche la storia di Napoli. Osuna è atterrato in una fredda e grigia giornata di marzo: «All’arrivo sono stato investito dal tempo, dai colori e dagli odori: le prime due settimane le ho trascorse andando in giro per la città – racconta -. Quindi mi sono messo all’opera: io produco in continuazione. I primi lavori sono stati influenzati da questo clima che non mi aspettavo». Nascono così i monocromi, grafiche su supporti di grafite realizzate per sottrazione di materia. Illuminate da un filo d’oro: gli sprazzi improvvisi di sole, la luce che segue il respiro della città e della sua storia: «Per me Napoli è sorpresa, passione, sensualità: la mia presenza qui è un modo per inserirmi nella sua storia».
Non c’è un inizio né una fine. Solo un segno continuo di biro su traslum, un tipo particolare di carta, per sottolineare una gestualità pura in lavori – cominciati e terminati in un’unica sessione («Se interrompessi, alla ripresa sarei una persona diversa») – dove sono state sottratte lettere, semantica, contenuto, alla ricerca di una forma di comunicazione universale. Allestite nel giardino della villa come fluttuanti lenzuola appese, queste opere restituiscono «un senso di intimità con le persone, come i panni stesi: cose private che diventano pubbliche». Quegli stessi panni improvvisamente si colorano: ecco 5 monocromi di grandi dimensioni, sensuali tele, eleganti e morbide come la seta. Il loro effetto tridimensionale suggerisce il movimento del vento che soffia sulla sabbia del deserto californiano. Segni che si fanno ancor più materici in strisce simili ad orizzonti i cui colori richiamano il mare, il basalto, la cioccolata (che in Messico, Paese d’origine dell’artista, ha una storia importante). L’essenza di Napoli ritorna prepotente in due lavori, caratterizzati invece da un gesto frammentato (l’opposto della continuità): il primo rimanda all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. mentre il secondo è un’alba illuminata dal sole nascente. Emozionanti anche un dipinto (l’unico su lino italiano) dalla struttura complessa che richiama la sinuosità di un nastro, alcuni lavori – arricchiti da pigmenti metallici – ispirati alle barocche rose di Fanzago a San Martino ed una sezione di golfo increspata dal vento che accoglie i visitatori.