Le assonanze/dissonanze di Tadini e Kostabi
L’ispirazione dalla POP art inglese (Hockney, Paolozzi) per Tadini e dalla POP art americana di Warhol per Kostabi convergono in un risultato espressivo di estraniazione e solitudine che è il vero elemento comune ai due artisti.
Le figure senza volto di Kostabi e i manichini della serie “Archeologie” di Tadini convergono nella atemporalità e aspazialità della figura umana che segna marcatamente le opere di entrambi.
L’impianto metafisico, quasi dechirichiano di Tadini e l’impianto hopperiano delle scene di Kostabi depersonalizzano i personaggi, universalizzando nel contempo i soggetti sulla base di una totale estraneità degli stessi alla scena. I personaggi non partecipano al mondo, ma sono semplicemente parte di un mondo ad essi sentimentalmente estraneo.
Nell’opera di Tadini lo spazio intorno al manichino sembra piatto perché la figura, che pur campeggia in esso, non partecipa a quella realtà; l’evocazione della classicità e il rimando alla scrittura sono tutti elementi espressivi fine a se stessi con significanza propria: una ricerca pittorico/letteraria sull’arte come associazione di idee.
L’umanità solitaria di Kostabi, nonostante l’accento fumettistico del segno grafico e una luce diffusa che la inonda, è pervasa da un senso di solitudine nella folla che è il richiamo alla condizione contemporanea di vita.
Un rimando ai grandi silenzi di Hopper, ai grandi silenzi interiori dell’umanità.