Ambassade du Tourisme, Saint Tropez
Dal 08 al 16/09/2007
Curatore: Cynthia Penna
Due personalità, due vite, due culture, due mondi apparentemente lontanissimi e inconciliabili: le aspre montagne della Valtellina per Bricalli e la dolcezza del paesaggio giapponese per Keizo. Eppure queste due personalità mostrano attraverso la loro ricerca artistica e le loro opere un tratto comune: una comune tensione verso quella che io chiamo: “ la perfezione della trascendenza”. Nulla di religioso e’ contenuto in questo concetto, ma forse tanto di mistico; i generi artistici sono diversissimi, ma l’atmosfera che si percepisce e’ la medesima: una forte tensione introspettiva e la ricerca di un mondo “altro”. “Les îles flottantes” di Keizo Morishita, quelle isole che fluttuano sospese nell’universo, sono mondi compiuti dove tutto e’ racchiuso, tutto e’ avvenuto e dovrà avvenire; il loro viaggio e’ un vagare perenne senza tregua e senza sosta come a cercare un luogo ideale e perfetto dove finalmente arrestarsi. Sono mondi astratti fatti di pensiero e colore: il dolce, potente colore di Keizo mischiato con sapienza e vigore, inondato di luce. Esse rappresentano la incessante ricerca di un mondo speciale, il miraggio della perfezione, il richiamo della trascendenza come tensione verso un qualcosa al di sopra e al di fuori del contingente, del quotidiano, del reale. Raffigurati visivamente dal tratto sapiente e deciso dell’artista, questi mondi ideali si toccano con mano, quasi di essi se ne avvertono l’aria e i profumi. Un richiamo alla perfezione idealizzato, ma reso attraverso linee purissime, attraverso un geometrismo che e’ innanzitutto rigore, nitore estremo di linee che rimanda irrimediabilmente alle sue radici culturali e all’eredità dell’arte pittorica giapponese, quell’arte del “segno” antichissima e incomparata e indelebilmente impressa nella sua anima. Un “segno” netto, pulito, ma carico di significato, ridotto ad un geometrismo quasi minimale, ma che contiene in se’ tutta la poesia e la delicatezza dell’artista e dell’uomo Keizo. Ma queste isole vaganti non hanno alcuna fragilità; esse contengono in se’ una forza e una potenza di roccia, di materia. Esse non sono scalfite o scalfibili da nulla nel vagare inarrestabile del loro viaggio transuniversale . La loro materia e’ fatta di roccia, di marmo, di pietra, apparentemente materiali inattaccabili , possenti e potenti; i medesimi materiali di cui sono fatte le opere di Roberto Bricalli le quali, a loro volta, nella totale e assoluta matericità che le compone, contengono in se’ la stessa dolcezza e poesia delle opere di Keizo. I volumi delle sue figure sono possenti: un riferimanto dovuto e sentito ai grandi maestri del secolo scorso ad incominciare dalla grande lezione sironiana, per finire a Moore. Ma il gigantismo qui si esprime in frammenti, in particolari di volti e corpi, quasi a mostrare che la potenza umana, la forza della natura umana, le sue infinite capacità vitali sono contenute in ogni sua minima parte; che ogni particella di quei corpi accennati ed incompiuti contiene in se’, nella sua stessa incompiutezza, l’energia e la potenza del tutto. Ma quella stessa potenza e quella monumentalità si rivela subito, ad uno sguardo piu’attento, solo apparente, quasi disciogliendosi in una serenità che rimanda ad un mondo di sogno, ad un mondo irreale e perfetto: lo stesso mondo, le stesse “îles flottantes” delle opere di Keizo. Ma per Bricalli queste “isole” sono sostanzialmente “donne”, esseri umani, fatti di materia, ma nel contempo irreali come uscite da un sogno. Porti sicuri dove approdare, saldamente ancorate alla realtà, ma nel contempo isole di mito in cui rifugiarsi, pronte ad accogliere in se’ lo smarrimento della ricerca esistenziale e ad offrire la serenità del ritrovarsi. Sono grembi caldi e accoglienti dai quali farsi trascinare nel proprio viaggio verso un infinito universale fatto di trascendenza e di perfezione. Cosi’ massicce le masse corporee, eppure cosi’ eteree nella loro leggerezza di ispirazione. Il marmo delle sue opere sembra librarsi nell’aria come in assenza di gravità, o meglio, in assenza della pesantezza di una materia deteriore. Il peso non e’ un fattore fisico determinato dalla specificità del mezzo usato per realizzare l’opera; Bricalli riesce a mostrare attraverso le sue opere che materiali come il marmo o il bronzo possono ispirare una “levità” spirituale, che li fa “fluttuare” come le Isole di Keizo. Leggerezza di ispirazione e spiritualitàdi contenuti sono le caratteristiche comuni a due artisti intimamente cosi’ diversi, accomunati pero’ da un senso della trascendenza inteso come superamento del contingente e del deteriore. Una ricerca artistica improntata ad una proiezione in un mondo ideale, reso lieve dalla bellezza interiore, reso leggero dalla “perfezione della trascendenza”.