L’ASSOLUTO IN LADDIE JOHN DILL

 

 

di Marco di Mauro

 

 

Laddie John Dill intreccia superfici cangianti e fasci di luce, generando un vivo senso di movimento che si propaga a onde nello spazio. L’artista, memore delle invenzioni cubiste e cubo-futuriste, riduce la molteplicità del reale ad un mosaico di schegge luminose, tenute insieme da una forza centripeta che cattura l’energia dall’esterno per alimentare il flusso di materia. Un’ulteriore forza, di verso opposto, restituisce l’energia all’esterno sotto forma di luce pulsante che si irradia nell’ambiente.
L’artista americano forgia i metalli e li plasma delicatamente, come esili membrane che si lasciano permeare dalla luce (e dallo sguardo) per affermare una ‘sostenibile’ leggerezza dell’essere. Questo modo di operare conferisce alle lastre la medesima tridimensionalità delle sculture, al punto da risultare indistinguibili. L’intervento pittorico, a volte assente o appena percepibile, è un alone che asseconda i riflessi del metallo, senza alterarne le qualità. È nella forma, infatti, che si esprime il significato dell’opera, mentre la pittura, lungi dall’essere una decorazione o sovrapposizione di senso, è usata per esaltare le proprietà intrinseche della materia.
Le rughe e le incisioni che segnano le superfici metalliche non hanno la tragica evidenza dei cretti di Burri, ma la serena consistenza dei tagli di Fontana, liriche aperture sulla dimensione dello spirito, che vuole affrancarsi dal peso della materia e invadere lo spazio. C’è dunque una voglia di assoluto nelle opere di Laddie, che adopera l’arte come strumento iniziatico, per evadere dal caos del vivere quotidiano e per ascendere verso una dimensione superiore, ormai libera dai legami con il corpo.
Questa dimensione trascendente viene accentuata nelle recenti installazioni di sabbia e neon, come quella esposta alla Biennale di Venezia del 2011, o quella che si presenta oggi in Villa Di Donato. In ambienti oscurati, la luce dei neon conferisce alle dune di sabbia riflessi analoghi a quelli prodotti dalla luce diurna sulle lastre di metallo. La fine consistenza della sabbia, però, dona all’opera un senso di levità che ben esprime la tensione all’assoluto, alla pura spiritualità, che è la chiave di lettura di tutta la produzione di Laddie John Dill.