Corrispondenze tra l’Italia e l’America

 

 

di Marco Di Mauro

 

 

Un incontro, una correlazione apparentemente azzardata, ma nella realtà tanto reale.

Due città connesse dalla Storia, non da una Storia in comune, ma dalla rispettiva storia individuale passata e presente.
Il “melting pot”: questo groviglio, questa miscellanea di culture, di razze, di esperienze che contraddistinguono la vita stessa delle due città, sia dal punto di vista storico, che da quello attuale di quotidianità del vivere.
Napoli nasce come “Parthenope” all’epoca della sua fondazione da parte dei Greci come una delle più fiorenti colonie della Magna Grecia, ancora e molto prima della creazione di Roma e del suo Impero. Dallo spirito greco eredita il senso del fato, o piuttosto quel fatalismo e quell’atteggiamento misto tra dolore tragico, accettazione della vita e della morte come una fatalità irrimediabile e irreversibile. Con esso plasma il suo spirito a quella sorta di accondiscendenza, di assuefazione e di resa al destino che tanta parte avrà nei secoli avvenire nella storia del suo sviluppo.
Un susseguirsi incredibile di dominazioni la forgiano, dopo la caduta dell’Impero romano, come il luogo del possibile: il luogo dove tutto può accadere e tanto di più.
Angioini, Svevi, Aragonesi, Normanni, Turchi, Spagnoli, Austriaci, Francesi fino ai Tedeschi dell’occupazione nazista. E che dire dei Piemontesi scesi al Sud in virtù di una unificazione della penisola dai napoletani intimamente non voluta, ma subita?
Il “melting pot” di Napoli risale a tempi antichissimi: la sua popolazione, mai autoctona, si è mischiata nel corso dei secoli agli “invasori”e ai popoli colonizzatori, inglobandoli e, a sua volta, “colonizzandoli” spiritualmente e culturalmente, creando così una vera convivenza di culture, di animi, di spiritualità forse mai realizzata altrove. Napoli si è “offerta” ai popoli del mondo e nel contempo li ha tutti accolti e fagocitati in un abbraccio mai mortale, ma di vita e vitalità. Non ha mai respinto nessuno: la tematica è sempre del “dove c’è posto per uno, c’è posto per tanti”; “vivi e lascia vivere” perché, in fin dei conti, siamo tutti figli di dio. Non c’è un dio minore e un dio maggiore. Ha esportato culture ed ha assorbito qualsiasi cultura, qualsiasi spiritualità senza rifiutarsi mai, senza respingere nessuno.
Ed ora, nella realtà globalizzata di oggi, continua ad accogliere a modo suo il flusso migratorio dei nuovi poveri e dei nuovi emigranti: africani, popoli dell’Est Europeo, Sudamericani, Filippini, Cingalesi, Cinesi, Mediorientali e tutti gli altri ancora ; l’Est incontra l’Ovest del mondo; spiritualità buddista e religiosità cattolica si incontrano e convivono con il pragmatismo confuciano e il rigore delle regole socio/politico/religiose del mondo islamico: nessuno viene escluso, ma tutti dialogano attraverso le leggi di convivenza possibile dettate dalla città che paradossalmente impone leggi tutte sue non derivanti da quelle statali, ma locali.
Los Angeles nacque come : ” El Pueblo de la Iglesia de Nuestra Señora la Reina de Los Angeles sobre la Porciuncula de Asís ” da un impianto messicano e indio. I nativi americani ( Tongva e Chumash) a cui si sovrapposero i latino-americani provenienti dal Messico: un’invasione che continua tutt’oggi in una storia infinita di migrazione. E poi una comunità bianca, esito di una colonizzazione nella colonizzazione del Nuovo Continente; meta ultima di una “corsa all’oro” a metà ‘800 che si andò ad evolvere ai primi del ‘900 in un’altra fonte di “oro”: quella della celluloide ed è qui che il sogno si fonde con la realtà, tutto diviene possibile, la realtà e la fantasia divengono facce di una stessa medaglia e parti indistinguibili e indistinte di un tutto: il tutto di questa città dove tutto è “dicibile”, tutto è raccontabile.
E poi ancora una comunità nera che sfuggiva al soffocamento degli Stati del Sud americano in cerca di una possibilità di vita e di libertà; comunità cinesi, vietnamite,coreane e giapponesi che, dopo tutte le guerre dagli anni 40 ai 70 dello scorso secolo, solidarizzarono tra loro e con tutti i “diversi” del mondo compresa la comunità gay.
In questo magnifico enorme crogiuolo tutto diventa possibile, tutto comincia e tutto si sviluppa: le lotte di Potere nero, la rivoluzione studentesca degli anni ’60, le lotte dei gay; la città come rifugio delle diversità e nel contempo tempio dell’effimero, dell’illusorio, del glamour!
Tutto comincia da qui, così come tutto il bene e il male del mondo sembrano iniziare e finire a Napoli: le lotte sociali, la criminalità, la corruzione, e nello stesso tempo la cultura, la storia, la filosofia, l’arte, quella antica e anche quella contemporanea che si sovrappongono e si intersecano anch’esse in una pacifica convivenza.
Perciò due città “estreme” in tutti gli aspetti di bene e di male: l’eccesso che si fa regola, la regola che non riesce ad affermare se stessa nella sua totalità.
Ma forse per entrambe un’unica vera e solida regola: take it easy e tir’a campà.