Essere o apparire
Signor Nessuno e Signor Nullità
di Cynthia Penna
Selfie or “ego portrait” come I Canadesi usano definirlo? Direi più appropriatamente “ego-esposizione”: la corsa o il tentativo di essere all’interno della fotografia quasi a riaffermare attraverso di esso la propria esistenza. Oppure possiamo parlare di “Ego-sovraesposizione”: l’essere onnipresente nelle fotografie, come nella società, al posto giusto nel momento giusto. Una sorta di affermazione della propria esistenza.
Esisto perché sono fotografato nel selfie: esisto perchè affermo il mio essere e la mia personalità nell’essere in quel posto in quel momento.
Affermazione di stato non come stato derivante da appartenenza ad una classe sociale, ma come affermazione di esistenza stessa.
Esisto perché SONO nella fotografia.
Forse la più grande scoperta dell’800 fu non il telegrafo, non il telefono o giù di lì, ma la fotografia che rivoluzionò anche il mondo della pittura.
In precedenza solo i potenti potevano permettersi di essere “ritratti” da un pittore e poterlo pagare.
Perciò il ritratto era manifestazione di potere, gloria, ricchezza.
Con l’avvento della fotografia la possibilità di essere immortalati per sempre diviene alla portata di tutti e quindi essa si pone come riscatto sociale, come mezzo economico per ritagliarsi una fetta di immortalità.
E’ una rivoluzione sociale, politica ed economica.
E oggi dopo due secoli di fotografia? Nell’era della non accettazione ed anzi del rifiuto di un “ mister nessuno”, nell’era in cui essere nessuno appare come “IL” solo, vero peccato originale e la vera ed unica vergogna sociale, occorre la ASSOLUTA necessità di apparire e comparire. Essere al posto “giusto” al momento giusto: questo è quel che vale e che fa la differenza: in una società massificata con medesimi bisogni e medesime opportunità, l’essere “diverso” non in senso spregiativo, ma l’essere “di più”, l’essere superiore ad altri diventa la vera necessità e questa si ottiene attraverso la visibilità: quella visibilità e quella diversità o superiorità NON culturale o meritoria, ma quella di facciata, della superficie delle cose e delle persone: belli, dotati fisicamente, potenti e felici accanto al potente di turno anche se sarà potente per una sola sera.
E dietro il selfie? NULLA …ma non importa!!!!
Allora torniamo al ritratto pittorico; a quel ritratto che sulla tela penetra e scava le personalità di ognuno, denuda e non rende necessariamente belli e perfetti, ma rende visibili per quel che si è; a quel ritratto che immortala lentamente un pezzo di esistenza e un tratto di personalità; che studia, approfondisce e soprattutto resta, rimane, permane nel tempo e non può esser più cancellato con un click. Certo un ritratto così fatto fa più paura, è da temere: una messa a nudo che permane nel tempo e non si può cancellare non è una cosa facilmente accettabile, ma è la realtà delle cose.
E la realtà non è sempre piacevole.
E che dire di un ritratto che dalla tela guarda a sua volta chi lo guarda e, dritto negli occhi, sembra dire: Here’s Looking At You, Kid!
Questa mostra non solo riscopre l’antico genere del ritratto che sembrava oramai scomparso e soppiantato dal mezzo fotografico, ma in più tratta di un ritratto che guarda chi lo osserva: guarda chi guarda e sembra dire: attento son io che ti guardo, e che ti svelo e che ti rivelo: non puoi nasconderti a me perché son io che conduco il gioco degli sguardi.
E allora ben venga un “mister nessuno”, autentico e vero ; e che sia “Mister nessuno” e non “mister nullità” !!!