Il movimento informale nel mondo – didascalie ai quadri in mostra
di Emanuele Leone Emblema
Shozo Shimamoto (Osaka, 1928)
Assieme a Kazuo Shiraga è l’esponente di punta, e tra i più longevi, del Gutai giapponese, il movimento dell’”avanguardia sotto il cielo”. E’ stato il primo allievo del fondatore del gruppo Jiro Yoshihara. La sua pittura è tutta basata sull’azione performativa e sulla dinamica del colore che unisce la casualità e l’immediatezza del gesto ad un profondo ed estenuate studio preparatorio. Shimamoto, come gli altri esponenti del Gutai, unisce una forte carica contestataria ad una altrettanto radicata deferenza nei confronti della Tradizione Orientale soprattutto di matrice Zen e Shinto.
Yasuo Sumi (Itami, 1925)
Grande vecchio del Gutai. Ha partecipato a tutte le mostre del gruppo sviluppando uno stile personale e particolarmente lirico. Per indole ed atteggiamento è il più giapponese del movimento. Il nome Sumi significa inchiostro ed infatti il colore fluido che usa quest’artista, pur rovesciato sulla tela senza apparente progettualità, viene reso dinamico e gestito per d interventi successivi. Sumi usa quasi sempre una speciale spatola presa in prestito dall’arte del Keresansui, il giradinio di ghiaia dei monaci zen, modulando così per rapporti asimmetrici il movimento ed il ritmo del quadro.
Emilio Vedova (Venezia, 1919-2006)
Personaggio di riferimento per l’informale italiano. Caratterizzato soprattutto da una gestualità tormentata e da un marcato dinamismo esecutivo. Il suo segno è nero e violento per definizione. Il celebre ciclo dei “Plurimi” è il tentativo di realizzare un opera d’arte instabile, manipolabile e dalla dimensione spaziale ed ambientale assai pronunciata. Il gesto di Vedova è nervoso ed introverso almeno quanto la sua parola. Pur ricevendo ampi riconoscimenti, ha vissuto tutta la vita senza, quasi mai, spostarsi da Venezia. E’ stato un Intellettuale impegnato seppur assai contraddittorio nelle posizioni.
Giulio Turcato (Mantova, 1912-Roma, 1995)
Personaggio eclettico e pittore sensibilissimo. Partecipa alla Resistenza nel Nord-Italia per poi trasferirsi a Roma dove frequenta l’ambiente artistico e cinematografico. La pittura di Turcato attraversa tutto lo spettro delle ricerche informali: il segno, di derivazione orientale, il gesto quasi sempre raffreddato e rarefatto, il forte impegno politico. Ma è soprattutto la materia ad interessarlo ed in special modo nei suoi risvolti luministici e cromatici. I “Cangianti” e le “Gommepiume” sono tra le opere più conosciute, ottenute mediante complessi, ma mai soffocanti, impasti polimaterici.
Salvatore Emblema (Terzigno, 1929-2006)
Informale per elezione più che per intenti. Pur di poco più giovane, partecipa alla Biennale di Venezia nel 1982 assieme a Vedova ed a Turcato. Il suo maggior interesse è il rapporto tra quadro, luce e spazio ambientale. Tuttavia non esclude il dato gestuale che a più riprese e con varie funzioni entra nella sua ricerca. Il suo nome è indissolubilmente legato ai concetti di trasparenza e di detessitura. Azioni mediante le quali Emblema sostituisce l’effetto luministico del colore con la reale capacità del quadro di assorbire e restituire la luce fisica.
Georges Mathieu (Boulogne-sur-Mer, 1921)
Mathieu grazie alla sua lunghissima carriera, è ormai considerato, in Francia, un vero e proprio monumento nazionale. Tanto raffinato, colto ed elegante fuori dallo studio, quanto aggressivo, ipercinetico ed apodittico nei confronti della tela. E’ l’artista simbolo del Tachisme, ma anche il più legato, tra gli europei, alla cultura giapponese. La sua pittura, netta ed incontenibile, segnica e gestuale, si caratterizza per un movimento centrifugo e per la sfrontata ed esibita fisicità. Assieme a Jackson Pollock, Mathieu è stato tra gli artisti a sfruttare meglio il mezzo mediatico e televisivo in particolare, per documentare le proprie performance.