IO E IL SILICIO
di Carla Viparelli
Ho incontrato il silicio al tavolo del Bebop, un vecchio wine-bar di Napoli dove spesso mi vengono delle buone idee. Ero lì per lavorare al progetto di un’installazione site specific per il ristorante “Mangiafoglia”. Puntuale, è arrivata l’ispirazione: “Basilicon Valley!” e tutto è cominciato.
Ho realizzato disegni e pannelli e delle videoanimazioni in cui una piantina di basilico si trasformava in un germoglio di microchip e un baccello di piselli in una sequenza di circuiti stampati. Ho scoperto che il simbolo della Silicon Valley è una foglia. Troppe coincidenze per non approfondire. Per due mesi ho studiato il silicio, e più studiavo più mi sorprendevo dei segreti che questo elemento da una parte cela dall’altra svela.
Dal silicio si dipartono due ordini di realtà apparentemente opposti: la natura e la tecnologia, che esso contiene in nuce, come la ghiandola pineale di Descartes (in cui coesistono res cogitans e res extensa, cioè il pensiero e la materia) o la pietra filosofale degli alchimisti, in grado di diventare e trasformare qualsiasi altra sostanza esistente sulla Terra.
Il silicio esiste dappertutto in natura: nella terra (sabbia, selce), nelle acque dolci e salate (diatomee, plancton, krill), nel nostro stesso corpo (ossa), nelle piante (equiseti, canna da zucchero), negli aeroliti provenienti dallo spazio. Ciononostante la nostra esistenza viene identificata con il carbonio, mentre il silicio è associato al cybermondo, agli umanoidi, ai robot. Perché?, mi sono chiesta. Perché, opportunamente trattato (drogato con altri elementi) è un semiconduttore. Cioè è in grado di trasmettere informazioni: luce, suono, dati…. La sua struttura chimica si trasforma in un tappeto di comunicazione globale. La sua natura fisica tale da generare impalcature di vetro o produrre un forte potere abrasivo è in grado anche di smaterializzarsi diventando la base del mondo virtuale.
Mi sono appassionata alla dinamica dei semiconduttori, che oltre a essere una meraviglia della scienza, fonda anche un principio etico: senza una frequenza modulata non si ottiene niente. La forza originaria di un buon conduttore va temperata, altrimenti non la si può né gestire né utilizzare. Occorre venire a patti con un intruso, boro o germanio che sia, per ottimizzare le qualità di partenza.
Che potente metafora della vita! Da soli veniamo travolti da noi stessi; con gli altri, con l’altro, diventiamo umani perché parte di un insieme e possiamo comunicare, trasmettere, far fiorire il nostro potenziale. Il silicio da una parte rinuncia a un elettrone della sua banda di valenza che viene letteralmente sfrattato da un elettrone di un’altra sostanza, ma questo homeless, spinto per necessità fuori dalla sua sede, a sua volta ne occupa un’altra, e così via. E questo movimento di sfratti compulsivi apre un vero e proprio alveo, un fiume di comunicazione, un mare di vita.