La Luce Attraverso

 

 

di Cynthia Penna

 

 

Due personalità di grande spessore artistico messe insieme per la prima volta in una mostra virtuale che parla di luce, di colore, di attraversamenti, di ombre e di speranza.

Opere che apparentemente sembrano appartenere alla stessa “famiglia”, sembrano avere in comune un mondo ed invece, approfondendo le singole tematiche care ai due artisti, le divergenze appaiono evidentissime.

Un universo comune è da ricercare nella luce, nell’influenza della luce californiana sulle opere e nella pratica del surf come modo di vivere e come spiritualità.

Forse un comune background estetico ispirato dalle sperimentazioni minimaliste e di hard-Hedge di John McLaughlin indirizza la ricerca di entrambi verso un tipo di arte astratta fatta di piani di colore alternati a piani di “luce” che sembrano inseguirsi all’infinito e che conducono ad una introspezione quasi meditativa sul rapporto tra uomo e Natura intesa come energia di luce, come esperienza immersiva in una atmosfera di luce rarefatta che li lega al movimento tutto californiano di Light and Space.Due

Ma le connessioni finiscono qui; Il linguaggio di Evans è maggiormente rivolto ad una astrazione che trova il proprio fondamento nell’esperienza quotidiana del confronto con la potenza naturale dell’oceano attraverso la pratica del surf. Una pratica che diventa filosofia di vita; rapporto con lo spazio come spazialità dell’oceano e rapporto con la luce che da esso si riflette. Un legame ad un universo naturalistico che in Evans rifugge da qualsiasi supporto descrittivo, ma che si consolida attraverso l’alternanza di campi di colore e campi di luce.

Parlando delle sue linee verticali di colore che si susseguono sul piano pittorico in una intervista rilasciata alla curatrice Cynthia Penna, Evans afferma: “Stai parlando di un dispositivo formale nella pittura per dirigere o indicare allo spettatore di fermarsi o spostarsi all’interno del piano dell’immagine. Considerali come punteggiatura o interruzione e reindirizzamento.”

L’apparato cromatico e tonale di Evans è espressione visuale della percezione visiva dell’ambiente circostante : esso si atteggia come riduzione e traduzione visiva attraverso puro colore dell’ambiente in cui è immerso l’artista. “L’alternanza di zone scure e zone luminose nelle opere rimanda alla vita stessa: qualche volta cerchi la luce, altre volte hai bisogno di rimanere nell’ombra. Inspirazione , espirazione. Ying e Yang”.

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Peter Lodato ha un approccio maggiormente costruttivista alla pittura : i suoi piani alternati di colori rappresentano piuttosto “attraversamenti” da zone di ombra a zone di luce.

Legato maggiormente ai piani rettangolari di McLaughlin, Lodato parte da una concezione quasi neo-plastica della pittura adoperando una tecnica, cara a McLaughlin, di stratificazione di barre rettangolari su piani adiacenti, ma le sue opere non hanno come nel primo uno scopo esclusivamente meditativo Zen, ma piuttosto una connessione più esplicita alla costruzione architettonica e teoretica degli attraversamenti da zone scure a zone invase dalla luce. La compenetrazione tra spazi interni ed esterni, una architettura che prosegue oltre lo spazio interno dell’edificio sembrano essere i suoi momenti ispirativi.

Nessun campo di colore scuro termina con una “chiusura”, bensì i margini sfocati in uno all’assenza di definizioni tra un piano e l’altro, lo portano ad una costruzione architettonica di luoghi di attraversamento dello spazio ; locus di passaggio tra una spazialità immersa nel buio ad una invasa dalla luce, la prima accede alla seconda come in labirinti immaginari che sfociano verso una uscita. Metafora della vita alternata tra momenti di buio e momenti di grande vitalità.

Anche le sue opere scultoree derivano da una costruzione matematica delle forze nello spazio: una sezione di piramide rovesciata con il vertice che mira al centro della terra, il tetto aperto, due “porte” di ingresso allineate oblique per un attraversamento dello spazio interno, sono elementi che emanano da una immagine costruttivista dell’oggetto in sé.

Ma da tanta diversità una comune grammatica visiva emerge dalle opere di entrambi gli artisti ed è data dall’influenza dell’atmosfera esterna che li circonda che determina in entrambi una visione “sfocata” dei margini dei rispettivi campi di colore; questo “tremolio” dei margini , questa impossibilità di mettere a fuoco la visione dell’opera, rappresenta in chiave pittorica l’ambiente dove l’oceano domina, l’intensità della luce e quel tremolio dell’aria che immerge l’intera città di Los Angeles come in un sogno lungo una vita.