Miguel Osuna
di Cynthia Penna
Miguel Osuna è un artista di origine messicana e californiano di adozione.
Nasce a Mazatlan porto e città turistica affacciata sul Pacifico, nello stato messicano di Sinaloa.
Studia e si laurea in architettura presso l’università di Guadalajara.
Trasferitosi negli Stati Uniti nel 1986, inizia la sua attività artistica a Los Angeles dove si inserisce immediatamente nella comunità locale.
Le sue opere sono determinate da rigore e organizzazione dello spazio sebbene si possano presentare ad una prima visione come caotiche e dettate da istintualità piuttosto che da raziocinio.
Nulla di più sbagliato: la sua espressione artistica si esterna attraverso una gestualità che viene gestita dalla razionalità e dal pensiero. Una fusione di gesto, istinto, emozione, razionalità e calcolo.
Il gesto viene sapientemente dosato con lievi colpi di polso ; il pennello scivola sulla tela , ma il movimento viene cadenzato a mo’ di danza da un fremito, un colpo di polso, uno scarto veloce e potente che determina la creazione dell’effetto tridimensionale, della luce e del suo riverbero, del movimento, del susseguirsi del flusso di energia in fuga che sono tutti elementi esiziali alla sua arte. Ha esposto in istituzioni pubbliche e private in California, Stati Uniti e Messico. Sue opere fanno parte di importanti collezioni pubbliche e private in tutto il mondo.
Vive e lavora a Los Angeles
Nel dipinto ispirato alle “Sette Opere della Misericordia” di Caravaggio, dal titolo: “The longest Time”, Osuna ha focalizzato la sua attenzione sulla figura femminile al centro del quadro. L’espressione del volto, la posizione della figura all’interno dello spazio pittorico e la colorazione del drappo di stoffa che forma la gonna hanno colpito l’artista in maniera determinante. L’artista ha insistito con colpi di pennello accentuandone i riflessi luminosi in basso a destra della sua opera in modo da evidenziare quella medesima area che appartiene alla figura femminile nel quadro di Caravaggio.
La colorazione dell’intera opera è di un beige rosato determinato anch’esso dalla colorazione molto particolare del volto e della gonna della donna caravaggesca. Simbolo di una donna che è al contempo Madonna e fonte generatrice di vita e di nutrimento per l’umanità.
La gestualità espressa sulla tela è una gestualità controllata dal pensiero e dal calcolo. Non è una gestualità libera perché derivante da un dialogo instaurato con l’opera caravaggesca che conduce la mano e la mente dell’artista. Il flusso di energia che si espande dalle onde di colore e di luce, è un flusso di energia dedicata totalmente all’opera del grande Maestro come potenza del pensiero e dell’arte.
Da uno scritto di Osuna relativo alla sua esperienza di relazionarsi con l’opera di Caravaggio:
“Fare un dipinto come tributo a un altro dipinto.
Prima di tutto, voglio ringraziare il Pio Monte della Misericordia per avermi dato l’opportunità di entrare con il mio lavoro in questo luogo storico. Parlando dell’opportunità unica di lavorare in residenza in un posto come Napoli, ho accennato a
come mi sento per essere stato invitato a partecipare a un dialogo che si sta svolgendo ininterrottamente da tempo immemorabile. Nell’ambito di questo dialogo, una delle conversazioni che continuano a verificarsi è la raccolta, la valorizzazione e la cura di questa collezione di oggetti d’arte del Pio Monte della Misericordia.
Come ci si avvicina ad un progetto di questo tipo? Il privilegio di poter dire che uno dei miei lavori può vivere in questo posto è incredibile. L’idea, come sapete, è creare un’opera ispirata o riferita al lavoro che abbiamo qui.
Per evitare di congelarmi dal terrore, la prima cosa che ho provato a fare è stata passare il maggior tempo possibile in compagnia del dipinto, e cercare di dimenticare la mano che l’ha fatta.
La familiarizzazione implica fiducia, la fiducia elimina la paura.
Nel corso normale del mio lavoro, il perseguimento di un’idea è seguito da una razionalizzazione su come tradurre l’idea nel campo visivo e poi le considerazioni pratiche su come eseguire questa idea.
In questo caso, l’idea è già stata data. Un lavoro in relazione ad un altro.
La domanda che rimane: come?
Per me, nel mio lavoro, il pigmento stesso è emerso come un elemento importante.
Superficie, consistenza, riflettività, ovviamente colore.
Per quanto riguarda il colore, ho deciso di lasciarmi guidare “dall’insegnante”.
A mio modesto parere, attraverso la luce, la composizione, la posizione e la presenzarappresentativa, Michelangelo Merisi ha dato alla figura di donna un grande risalto.
La donna indossa quel colore incarnato, o rosa, ed è l’unico posto in cui vedo quel colore.
Eureka! La tavolozza è definita.
Nel mio lavoro attuale, cerco di stampare questo contenuto emotivo con elementi calligrafici privi della componente alfabetica o grammaticale e persino sintattici, collegando il contenuto emotivo direttamente alla mano che esegue. Seguendo questo principio, assorbendo l’emozione di questo dipinto, utilizzando questa gamma di colori, cercherò di creare un gruppo di gesti grafici che esprimano l’effetto emotivo che Michelangelo da Caravaggio mi ha comunicato.”
Testo di Cynthia Penna
Curatrice della esposizione
ART1307 Istituzione Culturale