Territori fluidi
di Alessandra Pacelli
C’è una cornice immateriale, fatta di elegante intelligenza e di ironica leggerezza, in cui è possibile avviluppare le ambigue capziosità dell’arte salvaguardando però il suo carattere primario di bellezza. E questa cornice, come la quadratura del cerchio, riesce a catturare gli slittamenti dello sguardo, domare il caos del pensiero e mettere in riga i balzi delle emozioni.
Come un domatore di circo, Carla Viparelli bacchetta la zampata felina della sua stessa fantasia ingabbiandola secondo un progetto creativo. Come un mago, invece, dà vita alla materia immobile animandola con nuova elettrizzante energia. E’ così che la pittura supera se stessa, va oltre la sua stessa naturale vocazione e, forte di una nuova potenza, esplode nello spazio. In movimento.
E se già la scultura contaminava il dipinto in inedite forme che, partendo dal segno hanno acquistato una tridimensionalità fatta di spessori di legno, di materiali diversi che si fondono per dare al quadro una dinamicità al passo con le sollecitazioni contemporanee, ecco ora l’artista che si scavalca andando a cercare nuove ipotesi di creatività in territori eterei, forse più vicini all’anima perché fluidi e, appunto, in movimento. E’ così che diventa possibile che figure di angeli prendano il volo in un susseguirsi di onde, oppure che tra le dune di un immaginario deserto emergano reperti della contemporaneità in un gioco di richiami interiori che rimandano al tempo, all’eterno scandire del presente attraverso una clessidra che regola il ritmo di forme primarie di vita. Come se i segreti della terra venissero svelati e asserviti a una nuova idea tecnologica fatta di movimenti armonici. Quasi una danza che l’artista ha orchestrato per spiegarci che l’arte, nonostante tutto e a dispetto di tutto, resta al centro di ogni possibile creazione dell’uomo. Che l’arte – con tutto il suo bagaglio etico ed estetico – continua ad essere la più entusiasmante risposta alle domande sul vero senso della vita.