Ed, Kelly e Andy Moses: l’arte è un affare di famiglia

 

 

by Tiziana Tricarico – Il Mattino del 2 Aprile 2019

 

 

Corrispondenze artistiche. Legami familiari rafforzati da una sensibilità comune sebbene personalissima e differente, dove dalla passione per la pittura scaturisce un dialogo sull’arte ricco di suggestioni. Sono tre generazioni a confronto quelle coinvolte in «Family Affairs/Affari di famiglia», la mostra di Ed Moses, Andy Moses e Kelly Berg Moses che s’inaugura DOMENICA alle ore 18 a Villa di Donato (piazza S.Eframo vecchio). L’esposizione, curata da Cynthia Penna ed organizzata da Art1307, propone fino al 16 maggio una trentina di opere dei tre artisti californiani, indagando i rapporti di scambio e di reciproche influenze che possono intercorrere in una famiglia votata all’arte: accanto alle opere di Ed, esponente di spicco nel panorama artistico della West Coast da poco scomparso, quelle del figlio Andy e della nuora Kelly.

Tre stili, tre personalità differenti, con un unico scopo nella vita: fare arte. E con la caratteristica comune di lavorare e sperimentare quotidianamente. «Io non sono ispirato, sono ossessionato», diceva Ed Moses. Per lui la pittura era una necessità di vita. Una vita scandita dal bisogno di dipingere e dai tempi selezionati dal cervello per dare ordine alle mani e al corpo di eseguire: «La mia pittura è l’incontro tra la necessità di controllo della mente e il suo desiderio di volare». Genialità pura, con la sua ricerca ha attraversato mezzo secolo e una moltitudine di movimenti pittorici, dall’espressionismo astratto al minimalismo fino alla purezza del monocromo assoluto: nessuno stile bastava da solo a soddisfare la sua «ossessione». E questa vivacità intellettuale è confermata anche dalle opere in mostra: tre tele dal gesto pittorico geometricamente ordinato contrapposte al caos di un «crackle» giallo, in cui l’artista ha letteralmente spaccato a pugni la materia cromatica.

Con una personalità paterna così forte, fare l’artista è stato un atto di coraggio per Andy, che non a caso ha scelto di trasferirsi per 15 anni a New York per trovare il proprio, personale percorso prima di tornare in California: la sua riconoscibilità sembra quasi una sfida all’impossibilità di classificazione dell’arte del padre. Affascinato dalla chimica dei materiali, ha sviluppato una grande sensibilità nel gestire le fusioni dei colori sul supporto (plexiglass tondo piuttosto che esagonale) muovendo il quale crea il disegno. Emozionanti e coinvolgenti i suoi «landscape», paesaggi inondati di luce (albe, tramonti, spiagge, deserti) e definiti da materia perlescente, dove ciascun spettatore può proiettare le proprie emozioni.

L’entusiasmo e la freschezza della gioventù hanno portato Kelly Berg a cercare con estrema caparbietà una strada diversa da quella del suocero o del marito. Folgorata dal Vesuvio, vulcano silente ma attivo, durante il suo primo viaggio a Napoli nel 2011, ha indirizzato la sua ricerca pittorica verso le forze di una Natura che da meravigliosa può diventare devastante nello spazio di un attimo. Nelle sue opere di ispirazione pop, che assomigliano a piccoli gioielli incastonati nella roccia, si ha la sensazione di osservare attraverso il buco della serratura la storia antica del pianeta fino all’infinito cosmico dell’universo. «Sono affari o relazioni di una famiglia di artisti i cui membri, in un modo o in un altro, hanno dialogato tra loro, hanno respirato la stessa aria, hanno mangiato lo stesso cibo – spiega Cynthia Penna -. Forse si sono reciprocamente influenzati e medesimamente respinti, si sono criticati ed hanno litigato, ma l’uno è entrato nell’altro e nell’arte dell’altro irrimediabilmente».